“Io la pistola non me la compro. Averla significa essere disposti a usarla e un cittadino normale non lo è. È lo Stato che deve difenderci”. Carlo Martelli, il medico aggredito dai rapinatori nella sua villa a Lanciano (provincia di Chieti), nella sua conversazione con i giornalisti ha usato parole di saggezza, nonostante l’incubo vissuto per varie ore. Un lasso di tempo in cui, per sua stessa ammissione, ha temuto di essere ucciso. E alla fine ha la forza di dire una verità ignorata: “Se avessi avuto una pistola in casa ci avrebbero ucciso con quella”.
Un monito prezioso per chi vagheggia la riforma della legittima difesa con lo scopo di rendere i cittadini più armati: con l’illusione che un’arma nel cassetto possa rendere più sicuri. Il ragionamento che traspare dalle frasi di Martelli è chiaro: nella maggior parte dei casi, pur avendo teoricamente un’arma a disposizione, gli aggressori sono più pronti ad attaccare. Non a caso, come viene suggerito dagli agenti, è meglio non reagire di fronte ai rapinatori. Gli esperti del Servizio centrale operativo (Sco) hanno evidenziato al Corriere della Sera: “Il nostro consiglio è di non opporre mai resistenza e fare il possibile affinché vadano via al più presto. Il confronto è impari. Semmai, se si può, provare a fare mente locale sui dettagli che saranno utili a chi indaga”.
La verità dei numeri
Anche perché, oltre allo shock per episodi del genere, le statistiche indicano un generale trend di diminuzione delle rapine nelle abitazioni: dalle 3.619 del 2013 alle 2.562 del 2016. Certo, ancora troppe. Ma è un indicatore importante. E non regge la narrazione del “calo delle denunce”. Come ha spiegato Luca Di Bartolomei, esperto di dati e di armi, durante l’incontro DisarmArte a Viareggio, le ricerche dimostrano che la percentuale di chi non denuncia è statisticamente irrilevante, quasi nulla. Insomma, in Italia c’è una diminuzione che va proseguita attraverso l’attività di controllo del territorio e di contrasto alla criminalità di ogni livello.
La legittima difesa già esiste
Le cronache di oggi, oltre ai terribili fatti di Lanciano, raccontano un altro episodio, che conferma una verità ignorata: la legittima difesa esiste già. E funziona. Il poliziotto di Guidonia, che nel giugno del 2017 fuori servizio uccise due rapinatori a colpi di pistola, è stato prosciolto dall’accusa. Non deve essere processato. Ha agito, secondo i magistrati, nei limiti della legittima difesa, nonostante i due malviventi avessero solo delle pistole giocattolo. Ma la situazione era diversa: non era in casa, in una situazione di inferiorità; ed è riuscito a intervenire, anche grazie all’abitudine professionale. Insomma, non è l’arma a fare la forza, ma la condizione.
Scrive Il Messaggero riguardo alla richiesta di archiviazione:
I motivi, sempre secondo i magistrati, sono tre: «L’agente era legittimato ad intervenire, le armi dei rapinatori apparivano in tutto e per tutto vere e l’uso dell’arma pur nei confronti di soggetti in fuga era legittima trattandosi di una fuga pericolosa per l’incolumità dei terzi e dello stesso indagato». «Ciò significa – è stata la conclusione – che l’agente ha fatto uso della pistola in dotazione in quanto aveva percepito il fondato e imminente pericolo di essere in quel momento bersaglio dei due rapinatori. Di conseguenza la scelta di non sparare in aria e di mirare al busto delle persone offese è sicuramente non sproporzionata». Secondo la perizia balistica l’agente, al momento dei fatti in forza al commissariato Spinaceto, con soli tre colpi era riuscito a centrare due volte entrambi i rapinatori.
Un esempio chiaro: dopo le indagini, chi ha agito nei limiti della legge, non ha nulla da temere.