Legittima difesa: una riforma per meno di tre casi all’anno a fronte di decine di vittime delle armi
Fonte: Servizi Studi del Senato

Legittima difesa: una riforma per meno di tre casi all’anno a fronte di decine di vittime delle armi

Una riforma per due casi e mezzo all’anno, in media, per quanto riguarda i procedimenti iscritti a dibattimento nei Tribunali italiani. Sono infatti 10 il totale di questo procedimenti nel quadriennio 2013-2016. I dati dei procedimenti nelle mani di Gip (giudice delle indagini preliminari) o Gup (giudice per l’udienza preliminare) sono invece 15: meno di 4 casi all’anno. La riforma della legittima difesa è pronta a essere approvata dalla Camera per il giubilo della Lega di Matteo Salvini, ma ancora una volta i numeri raccontano la realtà: la legge riguarda una percentuale infinitesimale della popolazione italiana. Mentre le vittime di arma da fuoco legalmente detenute sono molte di più.

Fonte: Servizi Studi del Senato

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Archiviazione quasi totale

Non solo numeri bassissimi per quanto riguarda i procedimenti. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Francesco Minisci, ha infatti spiegato che quasi il 100% dei casi si chiude con l’archiviazione da parte del gip, su richiesta del pubblico ministero: il significato è che non si va nemmeno a processo, si apre solo un’inchiesta, come un atto dovuto di fronte a una morte violenta. E come del resto sarà inevitabile anche con la riforma voluta da Salvini: in caso di una morte, in seguito a una sparatoria, il magistrato è chiamato a chiarire la dinamica. Qual è allora l’urgenza di un intervento legislativo? Semplice: illudere i cittadini che sarà possibili armarsi contro la criminalità. Un appalto esterno della sicurezza, che sicuramente sarà gradito alla lobby delle armi. Ma che non favorirà alcuna sicurezza, spingendo i ladri ad atteggiamenti violenti.

Fonte: Servizi studi del Senato

Le vittime di arma da fuoco

Dall’inizio dell’anno il database aggiornata di Addio alle armiì ha conteggiato 18 vittime di armi da fuoco legalmente detenute, tra omicidi, suicidi e incidenti di caccia, in appena 60 giorni. Il caso più grave è la morte per suicidio di una ragazza di 16 anni nel pavese, che si è sparata un colpo fatale con la pistola regolarmente denunciata dal padre. Un altro fatto molto grave è avvenuto a Leinì, in provincia di Torino, dove un uomo è stato ferito gravemente in seguito a una lite con il proprietario di casa, probabilmente per ritardo nel saldo dell’affitto. L’uomo ferito versa ancora in gravi condizioni e non si conosce, nel caso in cui sopravvivesse, quali siano eventuali danni permanenti provocati dalla ferita. Insomma, fatti tragici, che messi insieme confermano la minaccia sociale delle armi.

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