Nel mio piccolo contributo ad #Antifa ho cercato di spiegare come invocare la “difesa sempre legittima” sia semplicemente, ma anche paradossalmente, fascista, se si pensa che l’art. 52 del Codice Penale è stato introdotto nel 1931 dal Codice Rocco e ha retto per quasi ottant’anni a tentativi di revisione per concedere sostanzialmente l’impunità a chi si difende, indipendentemente dalla situazione concreta.
Incentivo alle armi
Tutti sappiamo bene, anche persone di destra liberale come Pietrangelo Buttafuoco che ne parla nel suo “Armatevi e morite” insieme a Carmelo Abbate, che la “difesa sempre legittima” altro non è che un incentivo prima di tutto al possesso, e poi all’uso delle armi, e che altro non farà che portare morte e dolore all’interno delle famiglie che si dotano di armi, come accade negli Stati Uniti, nell’ampia casistica citata dagli autori. Quante volte abbiamo letto di bambini americani che trovano una pistola in casa e sparano al fratellino? L’idea che la difesa dal crimine da parte dello Stato possa essere integrata, o sostituita, dall’autodifesa da parte dei cittadini si è dimostrata fallimentare, oltre che mortale per gli innocenti, prima ancora che per gli intrusi.
Contratto con le pistole
La proposta che leggiamo nel “Contratto di governo”, e che quindi non va più attribuita solo a Salvini e alla Lega ma anche a Di Maio e al Movimento 5 Stelle, prospetta, letteralmente, la “estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro.” In buona sostanza, il concetto sarebbe quello della prevalenza dell’inviolabilità del domicilio sull’inviolabilità della persona umana, mutuato proprio dagli Stati Uniti. Dimenticando che per quasi ottant’anni la nostra giurisprudenza non ha avuto alcuna incertezza interpretativa nel valutare la proporzionalità fra difesa e offesa, con riferimento ad ogni caso concreto, anche tenendo in considerazione tutte le circostanze di fatto e psicologiche, quindi non solo l’effettivo pericolo ma anche la ragionevole convinzione del pericolo, per sé o per la propria famiglia.
Diritti fondamentali dimenticati
Le uniche condanne per omicidio sono intervenute in situazioni di assoluta inconfigurabilità della legittima difesa, così come quelle per eccesso colposo di legittima difesa sono sempre state fondate su precisi dati di fatto, in particolare, ad esempio, quando il reo ha sparato ad un intruso disarmato in fuga. Non si tratta quindi di incertezza ma di rigore interpretativo, di tutela dei diritti fondamentali, come il diritto alla vita, che non vengono meno neppure nel corso di un evidente illecito, a meno che non si tratti di mettere sul piatto della bilancia il diritto alla vita o all’incolumità personale di chi subisce l’intrusione, che prevalgono sempre, anche in via putativa.
Sono principi basilari, costituzionalmente garantiti in uno Stato di Diritto come dovrebbe essere il nostro, indici di una civiltà giuridica che reprime gli abusi in ogni situazione. Oggi la Lega e il Movimento 5 Stelle mettono insieme, nero su bianco, una proposta che ci fa tornare molto più indietro nel tempo, alla legge del taglione. E, come per tante altre misure contenute nel “contratto”, bisogna fare attenzione, sempre in chiave antifascista, all’assioma che ci sono “anche cose buone” (irrealizzabili economicamente, peraltro) accanto a progetti feroci, come quelli sull’immigrazione.
Perché la retorica dei “treni che almeno arrivavano in orario” va sempre riportata al fatto obiettivo che quegli stessi treni venivano usati per deportare i nostri concittadini nei campi di concentramento. Un prezzo che una democrazia non può pagare per alcuna norma.