Il maggior numero di armi favorisce omicidi, di conseguenza femminicidi, e suicidi. Il drammatico esempio è arrivato a Udine oggi, in pieno centro, all’interno di uno studio notarile. In quella che sembrava una tranquilla mattinata per la città friulana. L’arma del delitto è una pistola, estratta da Giuliano Cattaruzzi, di 80 anni, contro l’ex moglie, Donatella Briosi, 66 anni. Due colpi alla nuca e la donna è morta sul colpo: pochi istanti dopo, l’uomo ha rivolto l’arma contro se stesso, suicidandosi in un’altra stanza. Tutto in pochi secondi, tutto possibile per colpa di un’arma da fuoco.
Così racconta la tragedia il Gazzettino:
I due erano andati nello studio del notaio per redigere un atto relativo alla compravendita di una casa che avevano in comune a Tarcento In studio erano presenti il notaio, gli avvocati delle parti, una coppia con il figlio. Qualcosa è scattato nella mente dell’uomo che aveva portato con sé una piccola pistola: è stato un attimo, Cattaruzzi si è alzano in piedi e ha esploso due colpi alla nuca della moglie, morta all’istante, e uno contro se stesso, anche per lui non c’è stato scampo. A quel punto è scattato il panico, le persone presenti sono scappate, la voce si è diffusa nella centrale via cittadina e i passanti si sono rifugiati nei negozi e nei bar.
Tra propaganda e drammi reali
Così mentre il battage sulla legittima difesa prosegue (proprio questa mattina il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha rilanciato), le cronache fanno i conti con quel che accade quando circolano pistole o fucili. Uno stridio terribile tra propaganda, che aiutano a gonfiare consenso elettorale, e drammi reali, che segnano – spesso mortalmente – la vita delle persone. Certo, nella tragedia di Udine resta ancora da chiarire se l’arma risultasse legalmente detenuta dall’80enne. Ma poco cambia, anzi. La mano libera sulla legittima difesa, senza un intervento super restrittivo in merito alle licenze per il possesso di armi, scatenerebbe la corsa alle pistole, nell’illusione della sicurezza fai-da-te.