“Finché ci sarò io, la vendita di armi resterà libera”. Musica e parole di Donald Trump, che continua a ergersi a paladino dei “diritti”. Il presidente degli Stati Uniti d’America ci ha abituato a repentini ripensamenti, ma su questo tema la sua posizione è incrollabile. Il discorso davanti alla platea della National rifle association non ha riservato alcuna sorpresa: ha indossato i panni dello sceriffo da Far West. Anzi, ha tirato fuori il peggior armamentario – è proprio il caso di dire – della difesa al possesso di un’arma.
Nessuno ha un’arma a Parigi e tutti ricordiamo le 130 persone (uccise) e l’enorme numero di persone orribilmente, orribilmente ferite: sono stati brutalmente uccisi da un piccolo gruppo di terroristi che avevano armi, che con calma li hanno uccisi uno per uno. Vieni qui, boom, vieni qui, boom, vieni qui.
Più morti per pistole che per terrore
Insomma, l’esaltazione della difesa fai-da-te. Ma il presidente Trump ha omesso un altro dato numerico altrettanto rilevante: la violenza armata negli Usa ha recentemente superato gli incidenti automobilistici come causa di morti dei giovani ed è seconda solo alle morti per overdose. Più dei jihadisti, dunque, uccidono pistole e fucili, senza con questo voler sminuire la necessità di smontare le cellule terroristiche. Spiega il Center for American Progress, citando i dati del 2016 e parlando esclusivamente degli under 30 (perché la cifra complessiva sarebbe molto più pesante):
Dopo decenni di policy making per rendere le automobili più sicure, il numero di giovani uccisi in incidenti automobilistici è costantemente diminuito. Al contrario, anni di inerzia per ridurre la violenza negli Stati Uniti hanno portato a un aumento del numero di morti da arma da fuoco tra i giovani compresi tra i 15 ei 29 anni, con 11.947 individui in questa fascia di età che muoiono a causa della violenza armata nel 2016.
Anche questo motivo la mobilitazione della popolazione più giovane è stata massiccia, dopo il massacro di Parkland, in Florida, con i sopravvissuti – Emma Gonzalez e Jaclyn Corin su tutti – che hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione e di impegno politico per sostenere i candidati contrari alla diffusione di armi.
Insegnanti armati
Tra le proposte di Trump, lanciate di fronte a un pubblico più che amico della Nra, c’è stata anche quella di consegnare armi agli insegnanti come deterrente alle sparatorie che spesso fanno stragi nelle scuole. Un colpo di biliardo che ha mandato il delirio la platea, ovviamente.
Tutti noi vogliamo scuole più sicure. Ma insegnanti perfettamente addestrati dovrebbero portare armi nascoste. Se sanno che ci sono armi all’interno, non entreranno
Ma al di là della gioia dei lobbisti delle armi, la tesi è al limite del surreale: in molti casi, infatti, gli autori di questi massacri agiscono come dei kamikaze, consapevoli di compiere l’ultimo atto della loro vita. E di certo non si muovono con la paura di essere uccisi. Chiaro che non basterebbe alcun insegnante-sceriffo, ruolo che snaturerebbe – peraltro – la funzione educativa.
Ma un segnale importante arriva contro il lobbismo della National rifle association: un sondaggio dell’Università di Harvard ha mostrato che quasi due terzi degli statunitensi sotto i 30 anni sono d’accordo con la richiesta di leggi più severe sulla detenzione di armi da fuoco. Perché – come hanno suggerito i movimenti degli attivisti – serve il sostegno a programmi di prevenzione della violenza, un maggiore controllo sui possessori di pistole e maggiori controlli sulle vendite. Non le armi in mano ai docenti.