Lo sdoganamento degli spari produce i suoi effetti, la preoccupazione per un far west italiano diventa realtà. La riforma della legittima difesa, fortemente voluto da Matteo Salvini, ha introdotto il principio (non giuridico) ma nell’immaginario collettivo, di avere mani libere per sparare.
L’autopsia sul corpo Ion Stavila, vittima della tragedia di Pavone Canavese, in provincia di Torino, sembra aver svelato un risvolto: Franco Iachi Bonvin avrebbe aperto il fuoco dal balcone, mentre il ladro era di spalle. Certo, bisogna attendere le indagini e saranno i magistrati a chiarire il tutto, come ha già fatto sapere il procuratore capo. Fondamentali saranno gli esami balistici. Ma le informazioni dei primi accertamenti dimostrerebbero una dinamica diversa rispetto a quanto spiegato inizialmente. Non c’è stata colluttazione né una minaccia reale.
Questo il resoconto di Carlotta Ricci su La Repubblica:
Ion Stavila è stato colpito alle spalle mentre si trovava sul marciapiede di via Torino, a pochi metri dalla tabaccheria Winner Point, a Pavone Canavese, alle porte di Ivrea (provincia di Torino). Marcellino Franco Iachi Bonvin gli ha sparato dal balcone. Dall’autopsia eseguita questa mattina a Strambino dal medico legale Roberto Testi arrivano le prime conferme a una ricostruzione dei fatti che gli investigatori sospettano da giorni ma che non combacia con quella data dal tabaccaio la notte in cui ha sparato al moldavo che gli aveva svaligiato la tabaccheria insieme a due complici.
Dalla vicenda di Pavone Canavese potrebbe affiorare un quadro in perfetta linea con gli obiettivi della legge approvata dal Parlamento nelle scorse settimane: rimuovere l’ostacolo mentale sull’uso delle armi, anche quando non c’è una reale minaccia dell’integrità fisica. Si spara in preda al “grave turbamento” (come è scritto nel testo della norma), ossia accecati dalla paura al ladro in fuga. Come se uccidere una persona fosse una cosa normale. Un danno collaterale della società della paura.