Un bluff, peraltro anche prevedibile. Tanto che nessuno si era scomposto al tavolo della trattativa. Le intenzioni del Movimento 5 Stelle sulla riforma della legittima difesa si sono mostrate per quello che era: un fake. La volontà di modificare la proposta della Lega era una bandierina al vento, spazzata via con un soffio dai leghisti. Insomma, è finita come sempre in questa legislatura: con una resa a 5 Stelle di fronte alle imposizioni di Matteo Salvini e del suo partito.
Il ritiro degli emendamenti del M5S è notizia di ieri, a poche ore dalle votazioni in commissione al Senato. Nessuna possibilità di ammorbidire. Lo ‘scontro’ è stato virtuale: è esistito in qualche dichiarazione. Il testo arriverà in Aula a Palazzo Madama, il 23 ottobre, come desiderato dal Carroccio: con lo stravolgimento dell’articolo 52 del codice penale, quello sulla legittima difesa. Il ritocco è chirurgico, quanto dirompente. E devastante. C’è «sempre» legittima difesa, il giudice non può avere spazio interpretativo sulla proporzionalità della reazione. Inoltre resta intatta la modifica leghista pretesa sull’articolo 55 del codice penale, quello che regola ‘l’eccesso colposo’: si potrà sparare, senza problemi, quando si è in condizioni di «grave turbamento». Sarà quindi permesso aprire il fuoco alla cieca, indipendentemente dagli effetti, nel cuore della notte.
C’erano una volta Di Maio e Di Battista contro le armi
Quelli che… un tempo Gino Strada era il loro Presidente, erano contro le lobby e contro le armi. En plein. #addioallearmi @ilmanifesto pic.twitter.com/a54OQixvWg
— Giuseppe Civati (@civati) 17 ottobre 2018
«La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani. E contemporaneamente pretendiamo che le istituzioni ci siano più vicine, aiutandoci a vincere la paura del futuro». Così parlava Luigi Di Maio, il 16 maggio 2015 (il post per intero è qui sotto). L’appetito di potere ha rovesciato questo ragionamento: adesso le armi sono accettate, benedette sull’altare dell’alleanza di governo.
Ma non c’era solo Di Maio a sventolare la bandiera del disarmo. L’allora deputata Alessandro Di Battista commentava quel post con toni altrettanto severi: «Il dramma è sempre lo stesso. Lo strapotere delle lobbies delle armi». Esatto, proprio quelle lobby che adesso brindano al mix armato del governo: decreto raddoppia armi più riforma della legittima difesa. Il tutto con la spinta del Movimento 5 Stelle.