Non ci sono molte parole per commentare quello che è accaduto a Tromello, in provincia di Pavia. Una ragazza di 16 anni si è suicidata usando una pistola, legalmente detenuta in casa. È stato l’ennesimo caso di quest’anno in una conta terribile, che rilancia l’allarme, troppe volte ignorato: la presenza di armi in casa, come sottolineano numerosi studi, facilita gesti del genere.
Sulla vicenda, scrive Fanpage Milano:
La pistola utilizzata dalla 16enne sarebbe stata regolarmente detenuta in casa: la giovane non si sa se ne fosse già a conoscenza ma sembra abbia aspettato che la casa nella quale abitava con i genitori fosse vuota per compiere l’estremo gesto. I militari non hanno trovato nessun biglietto d’addio o messaggio sui social lasciato a parenti o amici. I familiari, distrutti dal dolore, non si capacitano di quanto accaduto e non riescono a capire le motivazioni che potrebbero aver spinto la ragazza al suicidio.
Per quanto ci si affanni a denunciare che le armi in casa rappresentano un pericolo anche per se stessi, in passato sono arrivate risposte sprezzanti da chi invece dovrebbe tutelare la sicurezza degli italiani: il ministro dell’Interno. “Se fa quella scelta se non ha la pistola si butta dal quinto piano”, aveva detto Matteo Salvini, rispondendo all’appello di Luca Di Bartolomei sulla necessità di restringere l’accesso alle armi. Una replica che ha dato una conferma: il vicepresidente del Consiglio non ha mai sfogliato nemmeno una ricerca sul rapporto tra suicidio e detenzione di armi, per questo continua a parlare per “sentito dire”. O per dire quello che piace ai suoi sostenitori.