Maggiori tutele sul luogo di lavoro, più garanzie sui rinnovi contrattuali. I militari hanno compiuto un importante passo in avanti sui diritti: la Corte costituzionale ha riconosciuto la possibilità di avere un sindacato proprio, coronando la lunga battaglia condotta da As.so.di.pro, che ha presentato il ricorso decisivo. Attualmente nell’esercito ci sono solo delle rappresentanze militari, con l’obiettivo di tutelare il personale. Ma il raggio d’azione, per usare un eufemismo, non è molto ampio. La possibilità di dotarsi di un sindacato è perciò un risultato significativo: la sicurezza degli italiani, e il contrasto alla diffusione armi per la difesa fai-da-te, passa per una maggiore sicurezza di chi sa usare le armi.
Serve una legge sul sindacato militare
Certo, la sentenza indica solo la rotta da seguire: adesso serve l’ultimo sforzo, una legge del Parlamento che possa inquadrare bene la questione. La Cgil ha già dato la disponibilità per preparare “una proposta di legge di iniziativa popolare per aiutare la politica a legiferare, in modo da tener conto del dettato costituzionale e delle legittime aspettative dei militari, evitando il rischio che l’eventuale inerzia del legislatore vanifichi lo sforzo della Corte o che i futuri provvedimenti normativi impongano restrizioni, limiti e costrizioni tali da rendere la guadagnata libertà sindacale un mero vuoto contenitore”. Perché i militari sono prima di tutto lavoratori.
“C’è un concetto importante che portiamo avanti: bisogna parlare di cittadini-militari, perché i militari sono prima di tutto cittadini”, sottolinea ad addioallearmi.it Giuseppe Pesciaioli, responsabile stampa per As.so.di.pro, che ha manifestato tutta la soddisfazione per il pronunciamento della Consulta. L’associazione è nata con l’intento di allargare lo spazio dei diritti agli uomini delle Forze armate.
Diritti salvaguardati per i militari
La questione, peraltro, chiama in causa valori costituzionali. Spiega As.so.di.pro:
Dopo 70 anni dall’approvazione della Costituzione Italiana,si è arrivati a seguito di lunghe battaglie legali e politiche a dare piena attuazione all’articolo 52 della Costituzione, che vuole le forze armate italiane ispirate allo spirito democratico della Repubblica.
Promotore dell’Art. 52 della Costituzione fu l’allora membro dell’Assemblea Costituente l’Onorevole Aldo Moro,che vedeva le restrizioni alle libertà dei cittadini alle armi un pericolo per la tenuta delle Istituzioni Democratiche.
Oggi si conclude un percorso, che vede la Corte Costituzionale “sostituirsi” all’assenza della politica in temi di diritti dei militari, riconoscendo agli stessi parte attiva e partecipe della vita collettiva del paese; in sintesi il militare italiano quale lavoratore con attribuzioni e compiti particolari ma non per questo privato della possibilità di tutelarsi al pari di ogni altra categoria di lavoratori organizzati in associazioni sindacali, al fine di tutelare i propri interessi legittimi.
Pesciaioli ha sottolineato gli effetti pratici di questa sentenza. “Pensiamo al caso dell’uranio impoverito: se ci fosse stato un canale di comunicazione esterno, non interno come avviene, probabilmente non si sarebbero verificate certe situazioni. Parliamo di una vera e propria epidemia con centinaia di militari deceduti”. Ma non solo. Il cambiamento sarà notevole anche in materia di rinnovi contrattuali: “Il paradosso delle Forze armate è che finora il vertice militare è stato parte e controparte di se stessa nelle contrattazioni per i rinnovi. Con un sindacato la situazione sarà diversa”.