Il giorno delle armi e le lobby gongolano: da oggi l’Italia è un po’ più Far West

Il giorno delle armi e le lobby gongolano: da oggi l’Italia è un po’ più Far West

Una giornata storica per la lobby delle armi e per i pistoleri d’Italia: oggi, 14 settembre, entra in vigore il decreto che allarga le maglie sul possesso di pistole e armi di derivazione militare, per esempio il Kalashikov, meglio noto come Ak-47, e il fucile semiautomatico Ar15. Insomma, si celebra oggi il giorno delle armi a compimento di un’operazione politica, per rispettare il patto con le lobby armate, nonché un’opera di capovolgimento delle richieste dell’Unione europea: dalla maggiore tracciabilità di armi e munizioni, immaginata da Bruxelles, si è passati al via libera per la corsa alle armi.

Tra le novità normative, infatti, ci sono la mancata comunicazione ai familiari sul possesso di armi (si attendeva una importante novità in tal senso, che però è stata elusa dal decreto), il raddoppio (da 6 a 12) delle armi detenibili dai tiratori sportivi e l’aumento dei colpi nei caricatori a 10 per le armi lunghe e a 20 per le armi corte. Facilitato inoltre il possesso di armi di derivazione militare, come l’Ak-47, per gli iscritti alle associazioni dilettantesche e ai poligoni privati. Unica, piccola, restrizione è la riduzione di un anno della durata della licenza (da 6 a 5 anni). Il Belpaese di una volta, insomma, diventa più simile al Far West, in attesa del completamento della strategia salviniana: l’approvazione della riforma della legittima difesa.

Il commento sulle nuove norme

“La proposta di recepimento della Direttiva Ue che era stata presentata lo scorso luglio nelle commissioni parlamentari e che è stata oggetto di audizioni è stata completamente stravolta. Quella proposta, predisposta dal governo Gentiloni, tenendo conto dei problemi di sicurezza pubblica del nostro Paese, recepiva la Direttiva in senso restrittivo, adeguandola sostanzialmente alle norme vigenti”, spiega Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia.

Dunque, nessuna restrizione. Anzi, l’alleanza Lega 5 Stelle ha scelto la strada opposta. “La tentata strage compiuta da Luca Traini che era un legale detentore di armi con licenza per uso sportivo – osserva ancora Biatta – è un caso gravissimo, ma finora fortunatamete isolato. Il governo Conte, invece, ha deciso di recepire la Direttiva nel senso più estensivo possibile, più di qualsiasi altro Paese europeo. Mi sembra evidente che, più che alle esigenze di sicurezza pubblica ma anche alle reali necessità dei veri sportivi, le modifiche introdotte rispondano alle pressioni della lobby delle armi”.

5 Stelle di Salvini

L’aspetto politico non è secondario: la visione leghista ha preso il sopravvento, relegando in un angolo le istanza del Movimento 5 Stelle, un tempo convinto propugnatore della necessità di contrastare la diffusione di fucili e pistole. Le 5 Stelle sono tutte di Salvini, in nome delle armi. Anche il presidente di Opal mette in evidenza questo aspetto: “L’impressione è che il Movimento 5 Stelle abbia dato carta bianca alla Lega. E che Salvini abbia così cominciato a dar corso a quel ‘patto d’onore’ che firmò alla fiera delle armi di Vicenza. Patto siglato con un Comitato che non rappresenta nessuna associazione di sportivi, ma che invece promuove le istanze dei gruppi più estremi di appassionati, istante che sono sostenute dai maggiori produttori italiani di armi”.

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