Siamo ancora qui. Siamo ancora arrabbiati, e non smetteremo di farci sentire tanto presto!
Questo è stato il messaggio del discorso che Kirsten McConnell, l’ex studentessa della “Marjory Stoneman Douglas High School” di Parkland (Florida), dove il 14 febbraio scorso 17 persone furono uccise e molte altre ferite da un ex studente armato con un fucile d’assalto AR-15 Calibro 223, ha pronunciato sabato 28 luglio in una manifestazione davanti allo “State Capitol” di Tallahassee, sede del governo dello Stato della Florida.
Circa sei mesi prima di questa manifestazione gli studenti di Parkland, in reazione alla strage, si erano ritrovati proprio a Tallahassee per la loro prima vera battaglia politica: convincere i legislatori della Florida a imporre limiti sull’acquisto di armi e a investire centinaia di milioni di dollari per aumentare la sicurezza nelle scuole e gli aiuti psicologici.
Quegli studenti attivisti hanno poi costituito il movimento March for Our Lives, che il 24 marzo scorso portò a manifestare a Washington e in altre città degli Stati Uniti circa 2 milioni di persone, e continuano ora a fare pressione per frenare la violenza da armi da fuoco su scala nazionale.
Le rivendicazioni del movimento March For Our Lives di febbraio e marzo avevano avuto effetto: nelle settimane successive alla protesta Democratici e Repubblicani avevano raggiunto un compromesso su alcune restrizioni, dall’innalzamento dell’età per acquistare un fucile a 21 anni fino alla decisione di spendere 400 milioni di dollari in sicurezza nelle scuole e aiuti psicologici, passando per il divieto ai “bump-stock”, strumenti che modificano le armi semi-automatiche in mitragliatrici automatiche.
Questo però non basta, per gli esponenti del movimento, delusi perché alcune delle loro richieste (come il divieto per le “armi d’assalto” utilizzate nelle ultime stragi o il divieto dei finanziamenti ai partiti da parte della NRA) sono state ignorate.
Per questo motivo gli attivisti hanno deciso di puntare sulle elezioni di metà mandato, che si terranno a novembre e in cui verranno rinnovati tutti i componenti della Camera e 35 tra quelli del Senato: “se non c’è modo di ottenere altri risultati con gli attuali rappresentanti in Congresso – sostengono gli attivisti – bisogna eleggerne altri, più sensibili alle nostre richieste.”
Nelle ultime settimane gli attivisti si sono impegnati in un tour in bus della Florida e della nazione chiamato “Road to Change”, per incoraggiare gli elettori a registrarsi e votare alle elezioni di metà mandato, che si terranno a novembre.
Lo scorso sabato questo tour in bus ha fatto tappa a Tallahassee con la manifestazione aperta da Kirsten McCollenn. Una dozzina di altri discorsi hanno invitato i manifestanti a rimanere politicamente attivi. Gli organizzatori hanno aiutato le persone a registrarsi per il voto, mentre i manifestanti alzavano cartelli su cui si leggeva “grab them by their midterms”, “prendeteli per le… elezioni”.
Il bus tour ha raccolto a ogni fermata da qualche centinaia a qualche migliaio di dollari, facendo registrare molti nuovi elettori, soprattutto giovani, in ogni località: voti che potrebbero risultare decisivi, se si riuscirà a mantenere coinvolte le persone che si sono registrate e a farle effettivamente andare a votare a novembre.
Dopo la tappa di Tallahassee, il tour in bus di March For Our Lives proseguirà ancora ad agosto, con tappe ad Atlanta e sulla East-Coast, per poi toccare anche città dell’Alabama, Mississipi e Louisiana.