Anche Libero si accorge che qualcosa non va sull’uso delle pistole. Che l’illegittima propaganda sulla legittima difesa provoca distorsioni, sdogana il proiettile facile perché “tanto la legge è cambiata”. E no, non è così. Sulle colonne di Libero, un giornalista non proprio aduso al contrasto della nuova legittima difesa salviniana, come Filippo Facci, sottolinea che non si può sparare per “offendere”. E quindi, se fossero confermate le prime informazioni sul caso di Ivrea, la legittima difesa non sarebbe evocabile. Si tratterebbe di ben altra vicenda e sarebbe difficile “schierarsi” dalla parte del tabaccaio, Franco Iachi Bonvin.
Le falle della propaganda
A questo punto cade la maschera della propaganda: nessun ha mai messo in dubbio la liceità della legittima difesa, che era già ampiamente prevista dal codice penale. Il problema è che il gran rumore, la propaganda continua, ha alimentato una convinzione errata nelle persone: quella di poter sparare liberamente alla vista di qualcuno di sospetto o anche di poter aprire il fuoco su un ladro in fuga, con cui non c’è stato alcun contatto.
Ecco questo, per fortuna, non si poteva fare prima e non si può fare oggi, con la riforma approvata nelle scorse settimane. La vita di una persona va tutelata, quanto più è possibile. Ed è quello che viene denunciato da settimane: il problema è lo sdoganamento culturale della pistola. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha messo del suo per foraggiare l’idea che con la nuova legge la difesa sarebbe stata sempre legittima, mescolando i piani della reale difesa e del passaggio all’offesa. Il caso Peveri è un esempio perfetto, come ha spiegato già Giuseppe Civati su Addio alle armi.
Responsabilità condivise
Ma non è solo responsabilità di Salvini, sia chiaro. Il caos propagandistico ha visto protagonisti anche altri attori, sui giornali e nei programmi televisivi. I piani di irrealtà propagandistica e realtà giuridica sono stati ammassati, creando un Frankenstein di disinformazione e faciloneria sull’uso delle pistole. Poi, alla fine, i fatti accadono sotto forma di tragedia e la verità mostra i limiti della propaganda. Tanto che anche a destra, con Facci che si “redime” su Libero, qualcuno se ne accorge.