La legittima difesa non basta più. Bisogna andare oltre: approdare al principio del “diritto alla paura” che rende necessaria la difesa; con la conseguenza inevitabile, seppure strategicamente sottaciuta, che scatterà la corsa alle armi. La capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini, ha illustrato il progetto del suo partito per spingere ancora più a destra il progetto di legge. Un cambio di prospettiva culturale. Come ha specificato lei stessa:
Il nostro disegno di legge nasce da un’impostazione profondamente liberale che risponde ad un radicale cambio di prospettiva, che tiene conto che c’è anche un diritto alla paura. Forza Italia, sul tema della sicurezza personale, vuole attuare una rivoluzione copernicana: passare dalla legittima difesa al diritto alla difesa. Non più considerata scriminante ma autentico diritto del cittadino.
E per realizzare questi si può agire anche in caso di “tentato furto”. Afferma, testuale, l’esponente forzista:
Vogliamo che il diritto alla difesa sia riconosciuto sempre e comunque dopo l’introduzione, anche tentata, nella propria abitazione.
Una tesi che sembra spalancare le porte alla possibilità di “sparare a vista”. Anche perché quel che viene indicato come principio di “difesa” – è bene evidenziarlo – vuol dire “sparare”. Ovviamente si spera “non a vista”. Tuttavia, più di un dubbio monta di fronte a una simile impostazione: cosa si intende per difendersi da una “tentata introduzione” in casa?
Il “diritto alla paura”, peraltro, spinge a compiere azioni forti: perciò, più che alimentare questo diritto alla paura si deve chiedere allo Stato il dovere di tranquillizzare il cittadino. Sottraendo il terreno al mercato della paura, che è molto profittevole in termini di consenso elettorale e pure nel senso propriamente economico. Il business della paura è una appetitosa fetta di mercato.
Liberalizzare le armi
La tesi di Bernini, e quindi di Forza Italia, è un salto di qualità, seguendo la logica descritta già da Silvio Berlusconi in un’intervista a Il Giornale: la “liberalizzazione” della difesa, che non spetta più solo allo Stato. Ma può essere delegata al comune cittadino, armato di pistola. L’ex presidente del Consiglio, sempre in quell’intervista, ha dribblato abilmente la questione sul porto d’armi, definendo “restrittive” le norme italiane per avere una licenza: una inesattezza detta di proposito, vista la competenza ostentata in materia. Come è noto, infatti, le licenze sportive vengono ottenute facilmente: basti pensare che Luca Traini, l’attentatore di Macerata, ha impiegato 18 giorni per chiudere la pratica.
Contro la propaganda
Insomma, a parole nessuno dice di voler il Far West: né il capo Berlusconi, né le esecutrici come Bernini. Ma l’impianto normativo che immagina Forza Italia, e che sicuramente non dispiace alla Lega con il Movimento 5 Stelle accodato, spinge l’Italia verso la deriva americanista, già denunciata da Pietrangelo Buttafuoco, che sarebbe un disastro per il cittadino. E che in realtà era stata denunciata pure da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, prima della conversione pistolera sulla strada del governo.
Contro la propaganda, che descrive come benevola la riforma della legittima difesa, vanno raccontate le storie, che poi possono essere raccolte in numeri, di cosa accade già oggi con “armi legalmente detenute”, senza ritocchi alla normativa in vigore, in Italia: da Qualiano a Deiva Marina, passando per Meldola e Cisterna di Latina. Liberalizzare la “sicurezza”, validare il diritto alla paura concedendo la possibilità di acquistare un’arma. E non è mai un fatto banale, come raccontava Alberto Arrighi.