Un messaggio chiaro, netto, senza rischi di malintesi: l’obiettivo delle destre è quello di spingere ancora di più sull’acceleratore della legittima difesa, trasfigurandola. Il dibattito alla Camera ha tolto l’ultimo velo all’ipocrisia: il traguardo finale è lo sdoganamento dell’uso delle armi non più come difesa, ma come aggressione “così il delinquente impara nella prossima vita”, come ha sentenziato proprio oggi il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
È facile prevedere che ci saranno altri interventi futuri, nuovi ritocchi alla normativa (che del resto era stata già modificata poco più di dieci anni fa), prendendo una precisione direzione: quella di capovolgere la prospettiva della difesa, rendendo ancora più facile l’uso di una pistola. E il problema ulteriore è che quelle pistole in aumento nelle case degli italiani rischiano di essere poi puntate non contro il ladro, bensì contro la compagna (o la moglie), usate nelle liti “per futili motivi” e, probabilmente, anche in sparatorie in pubblico, durante “raptus”. Portando un drastico abbassamento del livello di sicurezza in questo Paese.
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Il modello-Peveri
La visita di Salvini ad Angelo Peveri era già un segnale alquanto chiaro: non c’entra la legittima difesa, si vogliono rendere “normali” anche casi che vanno ben oltre questo principio giuridico, per esempio quelli di Peveri e di Enrico Balducci, segretario della Lega a Bari, che ha sparato un ragazzo, Giacomo Buonamico, in fuga dopo un furto, nel barese. Il punto d’arrivo ideale, per Lega e destre varie, è uno: una tanica di benzina o qualche centinaia di euro valgono di più di una vita.
È evidente la gravità di tutto questo: non si parla di difesa, che è la risposta a un’offesa, a una minaccia. Qui siamo nel territorio dell’offesa. Dai banchi di Forza Italia e Fratelli d’Italia, il profilo degli interventi non ha lasciato spazio a dubbi, la Lega ha evitato di acconsentire a queste richieste solo per portare a casa il primo risultato (l’approvazione del testo), con il Movimento 5 Stelle relegato al ruolo ancillare, e poi cercare di perseguirne altri, sempre più a sostegno dell’uso delle armi.
Per questo motivo l’informazione deve essere costante, una mobilitazione permanente, per smontare, dati e storie alla mano, la propaganda che trova la propria linfa in quello che una volta sarebbe stato etichettato come qualunquismo.