Sette aggressioni armate, diventate otto a poche ore dalla pubblicazione di questo articolo, in meno di cinquanta giorni. Da Nord a Sud, sette casi che confermano un dato: il Far West è già una realtà, e il ministro Salvini dovrebbe prenderne atto. E chi sono i bersagli di questi attacchi? Migranti: non solo richiedenti asilo, anche persone integrate da tempo.
È bastato sdoganare il concetto di possedere un’arma, teoricamente per difendersi, per far saltare il tappo del buonsenso. La saldatura tra aumento di armi e incremento del sentimento razzista rappresenta poi la scintilla che dà fuoco alle polveri, da sparo. E l’elenco che presentiamo non necessita di troppe analisi: parlano i (drammatici) fatti.
L’ultimo caso in ordine cronologico è avvenuto il 26 luglio, a Cassola in provincia di Vicenza. Un operaio è andato sul terrazzo e ha esploso un proiettile: secondo la sua versione avrebbe voluto colpire un piccione. Ma il colpo ha centrato un uomo, di Capo Verde. Scrive Repubblica:
L’uomo colpito, di origine capoverdiana, lavora per una ditta di impianti elettrici. Era a circa 7 metri di altezza, sulla pedana mobile, quando ha udito un colpo e avvertito dolore alla schiena, che ha iniziato a sanguinare.
Ma nello stesso giorno c’è stata un’altra segnalazione proveniente da San Cipriano d’Aversa, nel casertano. Giornalettisimo riporta così la notizia:
Il richiedente asilo ha denunciato ai carabinieri di essere stato colpito in pieno volto da una pistola ad aria compressa. Il fatto si sarebbe verificato nella giornata di ieri. Il richiedente asilo è originario della Guinea e, in seguito al colpo ricevuto, ha riportato una ferita superficiale, guaribile in pochi giorni.
Il 17 luglio c’è stato il caso che forse ha scosso pesantemente l’opinione pubblica, o meglio una parte di essa: a Roma, nei pressi di viale Palmiro Togliatti, una bimba rom di 14 mesi è stata colpita alla schiena da un proiettile ad aria compressa. La piccola rischia di rimanere paralizzata. Era in braccio alla madre quando un ex dipendente del Senato ha sparato per sbaglio, stando a quanto detto in fase di interrogatorio. Racconta Roma Today:
La piccola, secondo il racconto dei suoi genitori ai carabinieri intervenuti all’ospedale Pertini dove era stata portata in un primo momento, era la bimba era in braccio a sua madre su via Palmiro Togliatti, all’altezza di viale dei Romanisti, quando ha iniziato a piangere. La donna si è quindi accorta che dalla schiena colava sangue.
L’11 luglio, a Latina Scalo, un altro ‘incidente’ del genere: proiettili ad aria compressa esplosi nei confronti di alcuni migranti. In questo caso di nazionalità nigeriana. Questa la ricostruzione de Il Mattino:
A sparare è stato qualcuno a bordo di un’Alfa 155, che sfrecciava lungo la strada dove i migranti, dopo una giornata di lavoro, attendevano l’autobus per tornare nelle loro abitazioni. L’auto avrebbe rallentato a ridosso della fermata per colpire.
Il 6 luglio, a Forlì, un giovane munito di regolare permesso di soggiorno è stato bersaglio di una simile aggressione: il colpo è partito senza che l’uomo si sia nemmeno accorto quando è stato esploso; ha sentito solo gli effetti. Scrive ForliToday:
Un 33enne ivoriano, residente a Forlì con un regolare permesso di soggiorno, è rimasto ferito dopo esser stato colpito da un proiettile sparato a quanto pare da una pistola ad aria compressa. E’ stato l’extracomunitario stesso a chiedere l’intervento del 118
Il 3 luglio, sempre a Forlì, una donna nigeriana è stata presa di mira da dei proiettili partiti da uno scooter. Un episodio che è stato scoperto qualche giorno dopo l’accaduto, proprio dietro i fatti de 6 luglio. Il Corriere di Romagna racconta:
Una donna nigeriana in corso Garibaldi sarebbe stata raggiunta da pallini ai piedi, sparati da qualcuno in scooter. Un episodio del quale non si era finora saputo nulla, anche perché la donna ha preferito non sporgere denuncia e quindi né Polizia né Carabinieri hanno ricevuto la sua testimonianza.
Il 22 giugno, a Napoli, c’è stata un’altra storia che aveva destato scalpore: la vittima dell’aggressione è stato un cuoco 21 enne, del Mali, noto per una partecipazione alla nota trasmissione MasterChef. Il colpo è arrivato diretto alla pancia. Questo l’articolo di Repubblica che testimonia l’accaduto:
Un colpo secco all’addome. Che non fa rumore. La canna del fucile a piombini sbuca dal finestrino di un’auto in corsa. Konate Bouyagui, 21 anni, originario del Mali, sta tornado a piedi a casa dopo una giornata di lavoro al ristorante. Sono le 00.20, corso Umberto. Si piega in due, un taglio sotto la pancia. Sangue. Bruciore. Paura.
Il capostipite di questo terribile elenco è un episodio ancora di più inquietante. A Caserta, l’11 giugno, due ragazzi del progetto Sprar, sono stati presi di mira da alcuni ragazzi che hanno esploso i colpi inneggiando a Salvini. La storia è stata raccontata anche da Il Fatto quotidiano:
Due immigrati provenienti dal Mali, che fanno parte del progetto Sprar del comune di Caserta, hanno denunciato alla polizia di essere stati vittima di un episodio a sfondo razzista: secondo il loro racconto, l’11 giugno scorso sono stati raggiunti da alcuni colpi di pistola ad aria compressa. A sparare, tre ragazzi italiani al grido “Salvini, Salvini!”.
Aggiungere altro è davvero superfluo.
Grazie a Fabio Sabatini che con questo post su Facebook ha reso possibile questo articolo, fornendo un prezioso spunto.