Bombe tedesche e italiane in Yemen: a Berlino l’assemblea degli azionisti di Rheinmetall con i malumori degli investitori

Bombe tedesche e italiane in Yemen: a Berlino l’assemblea degli azionisti di Rheinmetall con i malumori degli investitori

Non è stata un’assemblea degli azionisti come le altre, quella che si è tenuta l’8 maggio alla Rheinmetall di Düsseldorf (l’industria tedesca più rilevante nel settore della produzione di sistemi da combattimento, armamenti elettronici e veicoli su ruote) per approvare il bilancio consuntivo 2017. Davanti all’Hotel Maritim di Berlino, mentre l’assemblea era in svolgimento, un buon numero di manifestanti si è riunito per un sit-in in cui hanno denunciato il ruolo dell’azienda tedesca, che secondo i manifestanti ha prodotto armi poi commercializzate e usate nei conflitti in Yemen e nel nord della Siria. Una morte personificata, che – incappucciata – brandiva una falce di cartone, ha camminato sopra dozzine di corpi stesi a terra, molti con macchie di sangue sui vestiti, mentre un carro armato, anche questo di cartone, si aggirava nella piazza antistante l’albergo.

Anche all’interno dell’hotel il clima era poco disteso. Tra gli azionisti, infatti, erano presenti alcuni investitori critici, che hanno preso la parola denunciando il ruolo controverso dell’azienda nei principali conflitti medio-orientali. Tra questi la Mwatana Organization for Human Rights, la cui attivista yemenita Bonyan Gamal ha raccontato all’assemblea le circostanze della morte dei suoi vicini di casa, colpiti da un ordigno prodotto dalla RWM Italia, la controllata di Rheinmetall con base a Domusnovas, in Sardegna.

Riflettori su Yemen e bombe

Proprio la RWM Italia e lo stabilimento di Domusnovas erano finiti sotto i riflettori a gennaio, quando un reportage del New York Times aveva mostrato il percorso delle armi che vi vengono prodotte, vendute all’Arabia Saudita e poi usate proprio in Yemen. Le domande degli azionisti critici, tra cui anche Francesco Vignarca di Rete Disarmo e Mauro Meggiolaro di Banca Etica, hanno riguardato anche questo stabilimento, i cui 270 posti di lavoro senza un piano di riconversione civile sarebbero comunque a rischio, visti i piani di spostamento della produzione in Arabia Saudita, dove i costi di trasporto sarebbero – ovviamente – inferiori. Un’eventualità che è stata tuttavia smentita dall’AD Armin Papperger, che ha confermato gli investimenti della Rheinmetall su Domusnovas per i prossimi anni.

Centrali, nel contesto dell’assemblea, sono stati i quesiti rivolti al top management sulla questione riguardante il nuovo contratto di coalizione del governo tedesco tra CDU, il partito della cancelliera Angela Merkel, e i Socialdemocratici. L’accordo prevede infatti uno stop alle esportazioni verso i paesi coinvolti in guerre, sul modello della legge 195/1990 italiana e della risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016.

Bilancio approvato

Il piano economico della Rheinmetall per i prossimi anni a detta di molti azionisti (non solo quelli critici, ma anche quelli puramente finanziari) non avrebbe considerato l’impatto economico che una norma del genere potrebbe avere sulla stabilità e sulla sostenibilità dell’azienda, in assenza di un piano di produzione alternativo. Il bilancio 2017 è stato comunque approvato dall’assemblea degli azionisti, nonostante la “vittoria” da parte di Rheinmetall del Black Planet Award 2017, il riconoscimento (dall’evocativa forma di un mappamondo dal quale colano strisce di pece) ideato dalla Ethecon Foundation per “premiare” le aziende del settore industriale che si distinguono per i comportamenti che rischiano di compromettere le sorti del pianeta.

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