Nessuna novità, il ‘cambianiente’ del governo si conferma anche sulla vendita delle armi italiane all’Arabia Saudita, che le utilizza poi in Yemen. Tanto che, secondo la denuncia di Oxfam Italia, continua a essere un Far West. “Tutti indistintamente in ogni momento della giornata possono finire nel mirino del nemico”, ha scandito Paolo Pezzati di Oxfam. Le speranze alimentate dalla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, al momento sono congelate. Lo stop alla vendita delle armi al regima saudita non c’è stato.
Così la società civile ha cercato di dare una scossa alle Istituzioni, a cominciare dal Parlamento. Le Organizzazioni non governative e gli attivisti sono infatti stati accolti dalla Commissione Esteri della Camera per un’audizione informale. All’incontro hanno partecipato Amnesty International Italia, Oxfam Italia, Save The Children Italia, Medici Senza Frontiere e Rete Italiana per il Disarmo, in rappresentanza di una più ampia Coalizione attiva da tempo sul tema, che include il Movimento dei Focolari, Rete della Pace e la Fondazione Finanza Etica. Un ulteriore passo arrivato dopo l’avvio di un’offensiva legale con la denuncia in Procura.
Governo nascosto
Il tentativo di instaurare un dialogo con il governo è stato però finora vano. Alle buone intenzioni della ministra Trenta non sono seguiti fatti concreti. Gli attivisti non hanno ottenuto risposta, nonostante la volontà di un contatto diretto e formale con l’esecutivo e magari con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in persona.
In tal senso Rete per il Disarmo annota:
Eppure una delle due forze di maggioranza, il Movimento Cinque Stelle, ha già avanzato anche in questa Legislatura alcune proposte di riforma della Legge 185/90 che regola l’export militare e nella scorsa Legislatura (solo un anno fa) ha presentato e votato una Mozione ispirata al testo proposto da Ong e Reti della società civile, nel quale si sottolineava anche la responsabilità italiana nel conflitto in virtù delle forniture di armamenti ad alcune delle parti coinvolte (in particolare all’Arabia Saudita e agli Emirati arabi uniti). Voti in tal senso sono stati espressi dagli europarlamentari del Movimento anche nel recente dibattito a Bruxelles.
Ma se a Bruxelles i 5 Stelle sono mobilitati per fermare le armi dirette a Ryiad, a Roma la musica sembra seguire un altro spartito. Che fa riecheggiare il rumore delle bombe sganciate in Yemen. “Negli ultimi anni sono stati rilasciate licenze di export militare per centinaia di milioni di euro, soprattutto per bombe le cui consegne sono state verificate nei dettagli dalle ONG e dalla stampa nazionale ed internazionale”, ricorda Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo. “Una tale e negativa complicità da parte del nostro Paese – aggiunge – non è più accettabile, oltre che contraria alle norme nazionali ed internazionali che l’Italia dovrebbe seguire”. Nemmeno il grande risultato della Marcia per la Pace ha sortito gli effetti sperati: le decine di migliaia di partecipanti hanno lanciato un messaggio pacifico, quanto intransigente.
La sofferenza dei bambini
Il rispetto della legge italiana è quindi strettamente legato al tema dei diritti umani. Maria Egizia Petroccione, responsabile Advocacy Internazionale per Save The Children Italia, evidenzia che “undici milioni e 4o0mila bambini in Yemen stanno vivendo delle esperienze atroci a cui nessuno dovrebbe essere sottoposto e che segneranno per sempre la loro salute, fisica e mentale”. Quindi, ribadisce Petroccione, “è inaccettabile che questi bambini perdano la loro vita e il loro futuro in una guerra di cui sono solo vittime innocenti, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggerli, per porre fine alla loro sofferenza e per fermare questa follia”.