“Mercati e Unione europea in allarme, opposizione all’attacco, richiamo del presidente della Repubblica alla Costituzione, perché l’annunciata manovra finanziaria del governo comporterebbe un deficit di circa 27 miliardi di euro. Silenzio assoluto invece, sia nel governo che nell’opposizione, sul fatto che l’Italia spende in un anno una somma analoga a scopo militare. Quella del 2018 è di circa 25 miliardi di euro, cui si aggiungono altre voci di carattere militare portandola a oltre 27 miliardi”: in un editoriale di Manlio Dinucci sul Manifesto del 2 ottobre alcune considerazioni sulla legge finanziaria e spese militari.
Giovedì 4 ottobre Il Messaggero ricostruisce la proposta di riforma della legge sulla “Legittima Difesa” al Senato. Tra le novità più importanti del testo, si stabilisce che “sussiste «sempre» la proporzionalità della difesa quando si agisce per respingere l’intrusione con violenza, minaccia di uso di armi e di altri mezzi di coazione fisica in casa o nel luogo di lavoro”, restringendo – di fatto – il campo delle interpretazioni del giudice e smantellando il principio di proporzionalità.
Secondo la riforma l’eccesso colposo non potrà essere riscontrato se chi ha commesso il fatto ha agito «in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». Come scrivevamo il 4 ottobre su Addio Alle Armi, anche di fronte a una persona disarmata, si potrà sparare. Senza problemi. Sperando che non sia la moglie o un figlio che rientra tardi.
La riforma, scrive AGI l’11 ottobre, potrebbe comunque subire modifiche. Tre emendamenti presentati da esponenti dei 5 Stelle ridurrebbero l’ambito di applicazione. Si preannuncia uno scontro, quindi, tra le forze della maggioranza. Il Fatto Quotidiano ricorda anche che i casi di persone che verrebbero assolte con l’approvazione del nuovo testo sarebbero due all’anno.
Della riforma della Legittima Difesa e di altri aspetti ci siamo occupati anche in un convegno tenuto ad Avellino l’8 ottobre con Stefano Iannaccone (responsabile di Addio Alle Armi) e Raul Caruso, esperto di economia di pace e docente all’Università Cattolica di Milano. Ne parla Irpinia 24.
Un 52enne e un 59enne della Franciacorta sono stati arrestati dai Carabinieri nel Bresciano per la detenzione di armi da guerra, risalente alla seconda guerra mondiale e recanti il simbolo dell’aquila nazista. Ne parla Qui Brescia il 10 ottobre. Il 7 ottobre si è tenuta la Marcia della Pace: 100.000 persone, secondo questura e organizzatori, hanno percorso i 26 chilometri da Perugia ad Assisi.
“Durante la prima marcia – ha dichiarato Mao Valpiana a Il Faro Online – molti cartelli recitavano: ‘No alla bomba atomica’, e nei punti descritti da Aldo Capitini al termine di quella marcia sotto la Rocca di Assisi, c’era proprio il disarmo nucleare”. Da allora “qualcosa si è mosso”. Recentemente, l’Onu ha approvato il trattato della messa al bando delle armi nucleari, nel 2017 il premio nobel per la pace è stato assegnato ad una campagna a favore del disarmo nucleare a livello internazionale, anche la Santa Sede ha chiesto di porre fine all’uso delle armi nucleari.
Su Rainews alcune dichiarazioni di esponenti politici che hanno partecipato alla marcia. Tra queste, quella di Giuseppe Civati e Beatrice Brignone: “La presenza alla marcia della Pace la conferma del nostro impegno contro la guerra e per il disarmo. Lontano dai riflettori dei media ci sono decine di conflitti in tutto il mondo, spesso alimentati da armi vendute dai Paesi occidentali, Italia compresa”. Lo dichiara Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, partecipando alla Perugia-Assisi, insieme alla segretaria di Possibile, Beatrice Brignone. “È necessario – aggiunge Civati – ricordare che le guerre, anche in apparenza lontane, ci riguardano, toccano le nostre vite e non solo quelle di chi viene ucciso. Il messaggio di pace deve essere sempre centrale nella strategia politica di una sinistra moderna e innovativa. Chiedere la pace un atto di grande coraggio”.
Sull’Espresso del 10 ottobre Alessandro Gilioli parla della questione delle spese militari nella Legge di Bilancio. Secondo quanto scritto dall’editorialista, “salvo colpi di scena, l’acquisto dei caccia prodotti dalla Lockheed è confermato. E la ministra Elisabetta Trenta ha anche annunciato che entro il 2024 l’Italia spenderà per la Difesa il 2 per cento del pil, cioè quasi 40 miliardi all’anno, più di 100 milioni al giorno (attualmente sono 64). Nessun passo avanti – finora – neppure nella trasparenza delle spese militari, da sempre occultate sotto altre voci compresa la cooperazione. Anche questa era una battaglia molto frequente nel blog di Grillo che adesso pare scordata.”
Sempre il 10 ottobre l’AGI ha riferito un colloquio tra Luigi Di Maio e i suoi ministri, in cui il vice-premier avrebbe detto che “ci sarà un taglio ad alcuni programmi del ministero della Difesa che consentirà di recuperare 500 milioni di risorse. E se la Lega vuole lasciare la spesa militare vorrà dire che si assumerà la responsabilità di non fare quota 100…”.