“Non riprenderei la pistola, è come vivere nel terrore”, anche Pacini conferma i danni della corsa alle armi
Fredy Pacini (Screenshot repubblica.it)

“Non riprenderei la pistola, è come vivere nel terrore”, anche Pacini conferma i danni della corsa alle armi

La riforma della legittima difesa perde un “altro alleato”, uno di quei casi branditi da Matteo Salvini e dalla Lega per l’approvazione della norma. Fredy Pacini, il gommista che nel novembre scorso sparò a un ladro lo scorso 28 novembre, ha ammesso che non riprenderebbe una pistola per difendere la sua proprietà.

Una conferma che è ancora più preziosa, proprio perché arriva da chi ha provato sulla propria pelle quell’esperienza. Il suo percorso giudiziario potrebbe essere vicino al termine: il pm ha chiesto l’archiviazione per lui (e lo ha fatto in virtù della vecchia normativa, a riprova del suo funzionamento). Secondo le indagini, infatti, l’uomo avrebbe aperto il fuoco sentendosi di fronte a un reale pericolo. Sono bastati pochi mesi e non il “calvario” tante volte evocato a scopo propagandistico.

Queste le parole di Pacini, riportate da Repubblica.it.

Non riprenderei in mano una pistola anzi, se dovessi dare un consiglio dopo la mia esperienza, direi a tutti di non prendere le armi perché è un vivere nel terrore.

Da quando è successa quella rapinanon dormo più nel capannone, non ce la potrei fare con tutto quello che è accaduto. Adesso dormo nella mia casa con mia moglie.

Il suo caso ha destato molto clamore, finendo subito per essere strumentalizzato a fini politici dalla Lega e dall’intero governo. Peccato che quello stesso clamore non ci sia intorno alle sue parole di oggi (“non prendete le armi perché è vivere nel terrore”) né sulla richiesta di archiviazione arrivata con la vecchia legge.

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