La macchina della propaganda è partita da lontana. Giusto qualche altro giorno e quindi la legittima difesa tornerà sul tavolo del dibattito, come già preannunciato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il leader leghista farà da traino e il Movimento 5 Stelle sarà pronto ad assentire, smentendo quanto sosteneva qualche anno fa. Risale infatti al 16 maggio 2015 il post del vicepremier, Luigi Di Maio, sulla necessità di operare una restrizione sulle armi: “La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani”, scriveva all’epoca, Di Maio nel ruolo disarmato. Oggi, chissà, cosa pensa.
A dargli manforte, 3 anni fa, c’era anche un altro peso massimo dei 5 Stelle, Alessandro Di Battista, preoccupato dalla deriva statunitense dell’Italia.
Cambiamento armato
I Cinque Stelle devono però vedersela con Salvini, che è di tutt’altro orientamento. Tanto per cominciare nel contratto è prevista la riforma della legittima difesa. Firmato e controfirmato da Di Maio. E c’è di più. La Lega non ha alcuna intenzione di restringere l’accesso pistole e fucili, anzi Salvini è favorevole alla “tutela” dei detentori di armi. Anche in questo caso è tutto nero su bianco. Il documento che ha sottoscritto in campagna elettorale, durante la partecipazione all’Hitshow di Vicenza, prevede di “difendere ed incentivare la pratica delle attività sportive con armi, anche favorendo la promozione delle discipline di tiro tra i giovani ed i disabili” e di “diminuire, salvaguardando gli efficaci controlli già esistenti, ogni ostacolo amministrativo e burocratico a carico dei detentori di armi”. Insomma, la mano può essere armata liberamente, e con meno vincoli possibili, per spingere sul possesso legale e per l’eventuale impiego per legittima difesa. L’opposto del Di Maio versione 2015.
Più licenze per tutti
La bozza sulla revisione della legittima difesa è ancora a uno stato iniziale. Dalle prime indiscrezioni, però, si è ben capito che ci sarà un allargamento delle maglie sull’uso di armi per proteggersi dai ladri. In che modo sia possibile farlo è difficile da sapere: bisognerà pur sempre prevedere un’inchiesta. Ma la legge, a prescindere da come sarà presentata, nasconde un non-detto: i cittadini potranno avviare la corsa alle armi, richiedendo le apposite licenze, per sentirsi più sicuri. L’aumento di licenze sportive è del resto già un indicatore allarmante: in 15 anni la cifra si è più che triplicata. A questo si aggiunge il fatto che in Italia non esiste una ricognizione precisa sul numero di armi regolarmente detenute. E di sicuro non si è manifestata l’intenzione di fare trasparenza su questo aspetto. Anzi, meglio allargare le zone d’ombra. E armare la mano degli italiani i rischi connessi. “Più armi distribuite a persone che possano averle a portata di mano e che in molti casi non le sanno nemmeno usare, significa meno sicurezza e più morti”, ha infatti commentato il fondatore di Possibile, Giuseppe Civati.