Alla Camera torna, domani, la riforma della legittima difesa: lo stop è stato solo momentaneo, come era facile prevedere. Giusto il tempo di far trascorrere qualche ora dalla debacle del Movimento 5 Stelle alle Regionali in Sardegna ed ecco che il testo torna in Aula con Matteo Salvini che ha garantito di farsi vedere a Montecitorio per “vigilare” sull’esito del voto, mentre Luigi Di Maio acconsente (del resto ha sostenuto che “prima si approva il testo e meglio è”).
Il ministro dell’Interno è pronto a gongolare, diffondendo a piene mani la sua propaganda, capace di strumentalizzare fatti come quelli di Angelo Peveri, che non c’entrano nulla con la legittima difesa. L’importante è alimentare la paura di essere in pericolo e appaltare al cittadino la propria sicurezza, dicendo “armatevi e arrangiatevi”. Salvo poi chiedere il voto per garantire la sicurezza: un cortocircuito pericoloso.
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L’informazione sulla riforma della legittima difesa
L’esito del confronto alla Camera, dunque, è scontato. Ma qualcosa è ancora possibile: bisogna far compiere uno scatto in avanti nel dibattito. Serve una grande mobilitazione per raccontare agli italiani come stanno le cose: spiegare che la legittima difesa è già prevista dal codice penale ed è una norma che funziona alla perfezione. Con quasi il 100% di assoluzioni. E soprattutto è necessario smontare la manipolazione in atto: la riforma impatta sul rapporto con le armi.
È vero che nel testo non è previsto alcun intervento sulla detenzione delle pistole (anche perché il raddoppio delle armi a disposizione è già entrato in vigore), ma è altrettanto vero che ogni riferimento alla riforma della legittima difesa ha sempre tirato in ballo casi di sparatorie, compresi quelli più recenti, da Peveri a Balducci. Ed è altrettanto evidente che Salvini abbia (ri)promesso il via libera al provvedimento di fronte alla platea dell’Hit Show di Vicenza, il tempio degli amanti delle armi (e sostenitori di questa riforma).