L’Unione europea è da riformare. Senza dubbi e tentennamenti. Ma, come spesso accade, il cambiamento per il cambiamento rischia di essere un gioco sfavorevole. L’esempio più lampante è quello del Bilancio 2021/2027 in discussione nelle sedi apposite. Un dato balza agli occhi: gli investimenti per Difesa e Sicurezza – capitolo che si traduce in gran parte nei soldi dati per la ricerca e lo sviluppo di nuovi armamenti – sono aumentati del 2200%. No, non è un errore di digitazione: è proprio duemiladuecento per cento. Da 0,59 a 13 miliardi di euro. Una deflagrazione – è proprio il caso di dire – che viene sottratta ad altre voci di spesa, sicuramente meno “pericolose”. La denuncia dell‘European Network Against Arms Trade (Enaat), la Rete europea della società civile contro il commercio di armi, è precisa:
Il Fondo sovvenzionerà le aziende private sostenendo la ricerca e lo sviluppo di armamenti controversi, che saranno poi utilizzati o esportati in base a meri interessi industriali o a strategie nazionali.
L’Unione delle armi: ecco i Killer Robot
Il prossimo Bilancio pluriennale mostra un sostanziale cambio di paradigma dell’Unione europea: da Istituzione tesa a promuovere la pace a un’organizzazione che si sposta su scenari militari. Laetitia Sédou, responsabile del Programma UE per Enaat, mette in evidenza le questioni più importanti, come il cortocircuito tra interessi economici e politiche prescelte:
C’è l’eccessiva influenza del complesso militare-industriale sulle decisioni politiche in seno all’Unione: le stesse aziende che consigliato l’UE a riguardo di questa scelta saranno tra i principali beneficiari dei relativi finanziamenti.
Eppure il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha parlato del Bilancio come “un’opportunità per plasmare il nostro futuro come una nuova ambiziosa Unione del 27, legata dalla solidarietà”. Parole che contrastano con i fatti. Il Fondo Europeo per la Difesa sarà infatti indirizzato anche sulla spesa per la tecnologia militare senza equipaggio. E sono in sostanza i droni armati o il possibile sviluppo dei cosiddetti Killer Robot, strumenti di aggressione capace di muoversi in autonomia senza alcun controllo umano. Insomma, gli incubi della fantascienza stanno per essere superati dalla realtà. Con tanto di stanziamenti europei.
Francesco Vignarca, coordinatore della Rete per il Disarmo, ha espresso tutta la sua preoccupazione:
L’uso di droni armati, e nel prossimo futuro di armi completamente autonome, sta cambiando il volto della guerra e mettendo in crisi e sotto scacco la legislazione internazionale. È particolarmente preoccupante che l’Europa ponga lo sviluppo di una tecnologia così problematica nelle mani di un’industria militare che ha come scopo finale il solo profitto
Più armi, più guerra
Ma il boom della spesa per la Difesa e lo sviluppo tecnologico delle armi può sortire un effetto deleterio ovviamente anche al di fuori dei confini europei, a causa delle esportazioni di armi: i mercati nazionali non potrebbero infatti assorbire la sovrapproduzione europea di armamenti. Dunque, l’industria militare sarà incoraggiata ad ampliare i mercati di riferimento, cercando di trarre profitto dall’export, sfruttando così al massimo il vantaggio di usufruire di finanziamenti “pubblici”.
Bram Vranken, ricercatore per l’organizzazione belga Vredesactie, ha formulato una previsione tutt’altro che tranquillizzante.
Le decisioni prese dalla Commissione Europea non porteranno alla pace e alla sicurezza, ma aumenteranno solo i profitti dell’industria delle armi esacerbando la corsa agli armamenti a livello mondiale. La spesa militare mondiale è al suo livello più alto dalla fine della Guerra Fredda. È giunto il momento per l’UE di affrontare le cause profonde dei conflitti piuttosto che investire in soluzioni militari che già non hanno funzionato in passato.